venerdì 29 aprile 2016

QUANDO SCEGLIAMO I PROPRI GENITORI

Prima della nascita, l’anima di ciascuno di noi sceglie un’immagine o disegno che poi vivremo sulla terra, e riceve un compagno che ci guidi quassù, un daimon, che è unico e tipico nostro. Tuttavia, nel venire al mondo, dimentichiamo tutto questo e crediamo di esserci venuti vuoti. E’ il daimon che ricorda il contenuto della nostra immagine, gli elementi del disegno prescelto. È lui dunque il portatore del nostro destino. Secondo Plotino (205-270 d.C.), il maggiore dei filosofi neoplatonici, noi ci siamo scelti il corpo, i genitori, il luogo e la situazione di vita adatti all’anima e corrispondenti, come racconta il mito, alla sua necessità. Come a dire che la mia situazione di vita, compresi il mio corpo e i miei genitori che magari adesso vorrei ripudiare, è stata scelta direttamente dalla mia anima, e se ora la scelta mi sembra incomprensibile, è perché ho dimenticato.
(cit. tra virgolette tratte da: “Il Codice dell’anima”, James Hillman, ed. Adelphi)

Hai mai pensato di aver scelto i tuoi genitori prima di venire al mondo? Premesso che esistono scuole di pensiero diverse nell’ambito della reincarnazione, sono molti gli studiosi e le correnti spirituali che attribuiscono questa scelta alla volontà personale. Che si tratti di scelta individuale, influenzata dalle circostanze e dai comportamenti adottati nelle vite precedenti o da altre presenze non è dato a sapersi. Ma una cosa è certa, perlomeno per chi si occupa di queste tematiche: i nostri genitori sono frutto di una scelta.

Il pensiero di James Hillman
A soffermarsi sul tema, fra i molti, lo psicoanalista James Hillman, secondo il quale a contraddistinguere la nostra vita è la ghianda che portiamo dentro, ovvero l’immagine di ciò che siamo davvero, scelta prima di venire al mondo. Ovvero il nostro destino che, rispetto a quanto si crede, è frutto di una scelta consapevole. Il concetto in realtà affonda le radici in un passato remoto, basti pensare al mito di Er de “La Repubblica” di Platone. Anche il filosofo neoplatonico Plotino condivideva la teoria, sostenendo che tutti noi scegliamo il corpo, i genitori, il luogo e la situazione di vita adatti all’anima. 
In tale ottica la nostra incarnazione è frutto di un destino già presente e questa scelta include, secondo Platone, sia il libero arbitrio che la necessità, le quali finiscono per coincidere.
L’idea che l’anima scelga dove e come incarnarsi ritorna in moltissime filosofie e religioni orientali, a partire dall’Induismo in cui il principio spirituale detto Jiva, che precede la forma fisica, fa la sua comparsa in questo mondo con l’individuo pur non nascendo con esso. Ovviamente la reincarnazione dello Jiva nella condizione umana non è casuale ma frutto del principio di causa effetto secondo la legge del Karma:raccogliamo ciò che abbiamo seminato. Il buon seme procura buoni frutti; quello cattivo, frutti cattivi. Ogni azione, per piccola che sia, produce effetti sul carattere.”


Le teorie di Robert Schwartz

Il famoso conferenziere Robert Schwartz, autore di “Anime coraggiose”, è uno fra i tanti sostenitori di questa teoria. Egli afferma che tutti noi programmiamo preventivamente le nostre esistenze, sfide comprese, per bilanciare il karma e conoscerci meglio: “La programmazione che facciamo prima di nascere è estesa e dettagliata. Essa include la selezione delle prove della vita ma va ben al di là di essa. Noi scegliamo i nostri genitori (ed essi scelgono noi), dove e quando incarnarci, le scuole che frequenteremo, le case in cui vivremo, la gente che incontreremo e le relazioni che stringeremo.Se qualche volta avete avuto la sensazione di conoscere già una persona appena incontrata, forse eravate nel vero. Quella persona faceva probabilmente parte della vostra programmazione prenatale. Quando un luogo, un nome, un’immagine vi sembrano stranamente familiari la prima volta che li vedete o sentite, si tratta spesso di un vago ricordo di ciò che fu discusso prima dell’incarnazione. In molte sessioni di programmazione usiamo il nome e prendiamo l’aspetto fisico che avremo dopo la nascita. Tali pratiche ci aiutano a riconoscerci l’un l’altro a livello fisico. La sensazione di dèjà vu viene spesso, giustamente, riferita a qualcosa successa in una vita passata, ma molte volte si tratta invece di ricordi delle programmazioni prenatali. Quando entriamo nella dimensione terrestre dimentichiamo tutto e prima di incarnarci sappiamo che subiremo questa amnesia auto indotta.Un dato importante è che la personalità è dotata di libero arbitrio. È dunque possibile resistere o accettare le prove della vita. La Terra è un palco sul quale la personalità realizza o devia dal copione scritto prima della nascita. Noi scegliamo come reagire se con rabbia e amarezza o con amore e compassione.  Quando riconosciamo che abbiamo programmato le prove della nostra vita la scelta diventa chiara e molto più facile“.
In tale ottica i genitori non sono altro che parte del programma scelto prima di venire al mondo. Gli schemi che ereditiamo da loro sono una sorta di allenamento il cui scopo finale è insegnarci a vivere a modo nostro. Figli e genitori, quindi, si aiuterebbero reciprocamente a superare sfide, blocchi, ostacoli che in qualche modo li legano. Il fatto di vivere situazioni familiari devastanti o poco piacevoli è solo apparentemente negativo perché in realtà si tratta di una palestra per l’anima, attraverso le cui lezioni possiamo liberarci degli schemi di cui siamo prigionieri, scoprendo i nostri autentici talenti, i punti deboli e le abilità. Spesso è nelle difficoltà che troviamo la forza per cambiare.
Fonte: yinyangtherapy.it

giovedì 28 aprile 2016

CORAL CASTLE E LA MACCHINA PER L'ANTIGRAVITA'


A poco meno di 50 km da Miami, proseguendo verso sud per l’Autostrada 1 in Florida, si può giungere a Homestead, una piccola cittadina nel cuore dello stato.
In questo paese si trova uno dei più bizzarri ed incredibili edifici costruiti dall’uomo: il Coral Castle.


Di primo acchito la struttura in sé non rivela nulla di incredibile; alcuni in essa vedono importanti reperti storici provenienti da ere ormai dimenticate
e costruiti da antiche popolazioni per antichi culti, altri invece vedono una specie di bizzarra costruzione postmoderna "sfogo" di qualche eccentrico
architetto.
Entrambe le considerazioni invece risultano errate.
La struttura ha visto la luce nei primi anni del novecento e l’artefice dell’edificio è un unico minuto grande genio; il suo nome è Edward Leedskalnin.
Egli, con la sola forza delle sue braccia e con l’ausilio di pochi rudimentali attrezzi come carrucole, corde, martelli e scalpelli ha estratto e scolpito più
di 1.100 tonnellate di roccia corallina.
Ancora nessuno tra scienziati ed ingegneri che hanno studiato e tuttora studiano il Coral Castle è riuscito a dare una spiegazione fisica sul metodo di costruzione usato da Leedskalnin.

Edward Leedskalnin.
Nato in Lettonia, nel 1887, si trasferì dopo alcuni anni in Europa e poi in America all'età di 30 anni.
La cronaca narra che: dopo una delusione amorosa, Edward, decise di cimentarsi in una impresa assurda:
costruire un intero castello da solo, e in poco tempo, per fare colpo su una donna.

Nel suo terreno di circa 10 acri, vicino a Florida City, costrui in soli 3 anni una monumentale struttura che esiste ancora oggi,
senza che nessuno abbia mai saputo quali tecnologie furono usate da un uomo che pesava soltanto 52 chili !
Le immagini di Coral Castle - così si chiama questo luogo fantastico, oggi ereditato da una famiglia dell'Illinois, dopo la morte di Leedskalnin, avvenuta nel 1953 - rendono bene l'idea di cosa sia questa costruzione: una struttura megalitica composta di blocchi pietrosi, ognuno dei quali pesanti diverse tonnellate.
Come fece l'uomo a spostarli da solo, senza ricorrere ad aiuti esterni? Circolarono e circolano, le spiegazioni più stravaganti:
dall'uso di palloni ad idrogeno per sollevare i blocchi, all'utilizzo di contro-campi magnetici in grado di attenuare la forza di gravità...
insomma, un gran pasticcio.
In una delle sue ultime interviste, egli affermò con disinvoltura: “Ho scoperto i segreti delle piramidi. Ho trovato come gli egizi
e gli antichi costruttori in Perù, Yucatan e Asia, unicamente con attrezzi primitivi, trasportarono ed eressero blocchi di pietra pesanti parecchie tonnellate.”
Affermò inoltre che la costruzione delle piramidi fu possibile grazie all'impiego di numerosi uomini per un periodo di svariate settimane e non anni o decenni.
La storia di Coral Castle si chiude con un'ultima beffa del destino.
Superati i 60 anni, Edward aveva dato segni di voler rivelare il segreto della sua costruzione.
Sembra che avesse addirittura invitato alcuni amici stretti per il racconto finale.
Era il 7 novembre del 1951 quando andò a farsi controllare un piccolo dolore al Jackson Memorial Hospital.
All'entrata del castello lasciò un cartello per gli amici con scritto: "Right Back", torno subito.
Ma non torno né subito né mai più. Si ipotizza che fosse stato addirittura assassinato, insieme al segreto (o forse solo dopo averlo raccontato a "pochi") che le permise di spostare pesi di tonnellate usando una tecnologia misteriosa.
Una delle sculture più importanti e degne di nota è lo stesso portale di accesso alla struttura: il “Nine ton Gate".
Esso è costituito da un unico blocco di pietra corallina largo 2 metri, alto 2 metri e 30 cm, profondo circa mezzo metro e dal peso approssimativo di
appunto 9 tonnellate.
Questo incredibile monolito dista dalle pareti del castello esattamente 6 mm da ambo i lati.
Molti ingegneri e scienziati si sono recati sul luogo per cercare di capire come Ed abbia potuto trovare il baricentro esatto dell’enorme blocco di pietra.
Esso è talmente ben equilibrato nel suo asse che anche un bimbo lo avrebbe potuto aprire con la semplice pressione del suo dito.
Dico “avrebbe” perché oggi non è più cosi: nel 1986 infatti, un gruppo di ingegneri e di scienziati rimossero il portale per compiere degli studi su di esso. Per rimuoverlo furono utilizzati 6 uomini ed una gru da 50 tonnellate.
Una volta rimosso il portale fu scoperto che Ed centrò e bilanciò il pezzo di roccia da 9 t perforando perfettamente dall’alto al basso i 2,30 m di portale facendo passare attraverso di esso un’asta di ferro che poggiava su di un vecchio cuscinetto di un camion.
In questo modo il portale poteva aprirsi ruotando sul proprio asse. Oggi solo un perforatore ad alta velocità laser-controllato potrebbe fare lo stesso lavoro.
Il Portale, equipaggiato con i nuovi cuscinetti, con l’albero sostituito, nuova lubrificazione ed una rilegatura dei pezzi di pietra con un adesivo particolare, fu rimesso al suo posto il 23 luglio 1986.
Il risultato fu un duro colpo per i ricercatori e per i gestori del castello: il monolito non era più perfettamente equilibrato e perse definitivamente la sua capacità di ruotare anche per ore con una semplice spinta.

I muri sono spessi e sono costruiti con pietre che pesano 6 tonnellate. Uno degli oggetti preferiti da Ed, "The Rocker", una sedia a dondolo di roccia, pesa 10 quintali!
Nella fontana della Luna, che rappresenta le fasi lunari: luna crescente, piena e calante, i quarti di luna pesano 18 tonnellate ciascuno. La luna piena, pesa 23 tonnellate: ventitré-mila-chili!
Il Great Obelisk, l'obelisco alto oltre 8 metri arriva a sfiorare i trentamila chili: 28 tonnellate di pura pietra. Come si sposta una pietra da sei tonnellate? E una da 9? E una da 28, alta 8 metri?
Osservando meglio il castello infatti si possono notare molte sculture rappresentanti lune, soli e pianeti del sistema solare tutti orientati a precise fenomenologie planetarie.
Inoltre, accanto alle mura del castello, si può ammirare un enorme monolito alto 7.5 metri e dal peso di 30 tonnellate.
Quasi alla sommità dell’enorme blocco di pietra si trova un foro che lo trapassa da parte a parte e all’interno del suddetto foro si possono intravedere due aste di ferro che si incrociano perfettamente al centro di esso quasi a rappresentare un mirino.
Questo "mirino" centra esattamente la stella polare.
Questo rudimentale utensile astronomico chiamato appunto "Polaris Telescope" aiutò Ed a tracciare un diagramma raffigurante il percorso della Terra attorno al Sole e gli permise di costruire una meridiana molto precisa.
Essa è perfettamente calibrata al solstizio d’inverno e al solstizio d’estate rispettivamente il 21 dicembre e il 21 giugno. Essa è stata costruita in modo da poter segnare l’ora compresa tra le 9 del mattino e le 16 ovvero l’arco di tempo in cui, a detta del costruttore, un uomo dovesse lavorare.
La precisione della meridiana è stupefacente: la larghezza di un pollice umano rappresentava 5 minuti con uno scarto di errore massimo di 1 minuto.
Ovviamente questo straordinario strumento è tarato in modo da segnare l’ora solare.
Nessuno però ha mai visto lavorare Ed: ha costruito tutto questo castello pesantissimo senza nessun aiutante, lavorando, da solo,
da mezzanotte all'alba.
Tra le cose che ha usato, ci sono alcuni oggetti strani: bottiglie avvolte da filo di rame, e sintonizzatori radio.
Come ha fatto a tagliare e a spostare queste pietre da solo? E perché non voleva che nessuno lo vedesse?
Una delle poche immagini di Ed, lo mostra accanto ad un tripode realizzato con un semplice sistema di carrucole e pali di legno del telefono.
Secondo molti non poteva bastare a spostare i massi di Ed. Non con la semplice meccanica dell'argano.
Doveva servire a qualcos'altro: il segreto era in una scatola montata in alto...
In molti credono che Ed avesse trovato il modo per sconfiggere la gravità. Per i suoi complessi calcoli astronomici, tra cui il disegno della reale orbita che la Terra compie intorno al Sole, Ed ha usato un Telescopio Polare che pesa circa trenta tonnellate e punta sempre la Stella.
Secondo ricercatori considerati eretici, il segreto sarebbe nel magnetismo terrestre. In un suo scritto Ed Leedskalnin affermò infatti:
"Tutta la materia consiste di magneti individuali, ed è il movimento di questi magneti nella materia attraverso lo spazio che produce fenomeni quantificabili come il magnetismo e l'elettricità."
Da un punto di vista scientifico questa affermazione ha ben poco senso ma secondo molti contiene la chiave per decifrare la tecnica di minimizzazione della forza di gravità.
L'idea è che tutta la materia abbia delle proprietà magnetiche e che basta avvolgerla con del filo di rame e poi mandare il giusto impulso radio per annullare la sua gravità. Un impulso che potrebbe partire da una piccola stazione radio, che secondo molti era nascosta nella scatola sopra il tripode usato da Ed.
Molte affascinanti teorie vennero formulate negli anni per cercare di dare una spiegazione quantomeno plausibile alla straordinaria opera del piccolo lettone.
Molti ricercatori o meglio "para"ricercatori ipotizzano che Ed abbia in qualche modo scoperto il funzionamento delle "World Grid" ovvero uno schema invisibile di linee energetiche circondanti la terra che concentrano grosse quantità di energia tellurica nei punti di intersezione. Quindi Ed avrebbe sfruttato l’energia dell’intersezione di queste linee per riuscire a spostare questi enormi blocchi di pietra. A questo proposito Ray Stoner, il ricercatore scrittore del libro "The Enigma of Coral Castle", afferma che Ed non spostò il castello per la minaccia dell’espansione di Florida City bensì perché un fatidico errore di calcolo intercettò il punto focale dell’intersezione delle linee a 16 km dal punto in cui si trovava realmente. Per questo motivo il castello fu mosso da Florida City a Homestead, proprio per fare in modo che le strutture del castello massimizzassero le energie telluriche dell’incrocio delle linee energetiche.
Bruce Cathe, nel suo "The Energy Grid" uno dei più importanti libri del settore, afferma che: "... il sito "Coral Castle", è matematicamente relazionato alla griglia energetica terrestre, come lo sono le altre importanti strutture antiche. Leedskalnin non ha spostato il tutto per caso. Questa posizione geometrica era estremamente vicina a un punto che potrebbe essere ideale per lo sfruttamento del moto armonico gravitazionale. Il fatto che egli abbia avuto accesso alle conoscenze segrete è molto più evidente nella relazione del Coral Castle col sistema di griglie energetiche mondiale".
Stoner, nel suo libro, fa presente che per costruire il Coral Castle erano necessarie alcune condizioni particolari come il fatto di trovarsi esattamente in un vortice energetico esso stesso allineato con determinati eventi astronomici sufficientemente precisi da stabilirne con esattezza le ricorrenze periodiche. Inoltre l’opera dovrebbe avere una forma precisa e addirittura il materiale con cui è costituito ha una sua rilevanza.
Questi prerequisiti ricordano molto le formule teoriche e gli esperimenti compiuti sull’energia delle piramidi a metà degli anni settanta dove gli angoli di incidenza (varianti di 15.2 gradi) e i materiali con cui erano costituite (granito cristallino e calcare) ne determinavano il successo. Nel libro "Using Pyramid Power" lo scrittore James Wyckoff scrive: "Gli antichi egizi sapevano che la forma e l’angolo delle piramidi contenevano una mistica forza energetica".
Molte tradizioni da ogni parte del globo menzionano fatti in cui venivano fatte levitare pietre molto grosse.
Dalla Gran Bretagna ci giunge la tradizione in cui Merlino, in uno dei suoi viaggi in Irlanda, scoprì Stonehenge e decise di smontarlo pietra dopo pietra e trasportò ogni masso facendolo "fluttuare in aria" fino alla pianura di Salisbury.
Gli isolani di Ponape nel Pacifico del Sud ricordano lo spostamento di un grosso monolito di basalto (la colonna di Nan Mandol) ad opera di due maghi che lo fecero fluttuare in aria.
Ipotizzando che la testimonianza dei ragazzini che videro Leedskalnin in azione sia vera, ovvero che videro blocchi di pietra corallina "fluttuare in aria come aerostati", si potrebbe considerare il fatto che egli abbia veramente riscoperto le antiche tecniche di costruzione perse durante i secoli le quali sfrutterebbero le energie gravitazionali terrestri.

Nella seconda metà dell’ottocento John Worrel Keely, inventò una serie di macchine per sollevare in aria gli oggetti e disintegrare la pietra. Keely utilizzava il suono prodotto da strumenti musicali e propagato attraverso un filo metallico. Molti i testimoni dei suoi esperimenti: da Jules Verne a Thomas Edison, tanto da spingere i grandi finanzieri dell’epoca a costituire un’azienda, la Motor Keely, impegnando ben cinque milioni di dollari nell’impresa.
Keely rifiutò però di rivelare la natura della forza "eterea" utilizzata e il conflitto con i finanziatori, lo spinse, in preda all’ira, a distruggere parte di quanto aveva scoperto e creato. Morì povero e dimenticato.
Madame Blawatsky però gli riservò un intero capitolo del suo diario: sosteneva che al signor Keely era stato concesso il permesso di oltrepassare un limite, che aveva inconsciamente scoperto la terribile forza siderale atlantidea, chiamata Miscela o Mash Mak. Una forza talmente distruttiva che in possesso di un moderno Attila ridurrebbe l’Europa al suo caotico primitivo stato in pochi giorni e senza testimoni in vita.

Molti monumenti antichi emettono vibrazioni a bassa frequenza: dagli obelischi di Karnak, alla Grande Piramide di Giza.
I monoliti di Stonehenge amplificano i suoni prodotti durante le cerimonie e le rovine di Tihauanaco in Bolivia mostrano intagli nelle colonne simili a diapason.
Chichen Itza è una città Maya in cui l’eco si riflette da un angolo all’altro senza che si riesca a capir come sia possibile, mentre il suono prodotto alla base della Piramide del Mago ad Uxmal, riproduce alla sua sommità una specie di cinguettio …
Sarà solo un caso, ma i vicini di Ed affermavano proprio di sentire un suono continuo durante le notti in cui lavorava: come una vibrazione molto molto bassa …

Testimoni oculari raccontano di aver conosciuto monaci tibetani in grado di sollevare e frantumare enormi blocchi di pietra, utilizzando il suono prodotto dai tamburi e dalle loro caratteristiche trombe lunghe tre metri.
Parlano della leggendaria Levitazione Sonica.
In tempi recenti è stato dimostrato che è possibile sollevare piccole pietre utilizzando vibrazioni sonore. Secondo i ricercatori non riconosciuti dalla scienza ufficiale, la forza di gravità attirerebbe le cariche positive e respingerebbe quelle negative, per una ragione ancora ignota. Gestendo la carica negativa della materia si potrebbe allora gestire la velocità, la direzione e la durata del "volo".
A tal proposito Cathe asserisce che "in certe posizioni nel globo ci sono località dove le forze di gravità possono essere manipolate dalle applicazioni di certe armonie geometriche. Dove queste condizioni geometriche esistono, è evidentemente possibile per persone che hanno conoscenza nell’uso delle forze gravitazionali, costruire enormi edifici di materiale voluminoso. Stonehenge, le antiche piramidi, il tempio di Baalbek, e pure le piramidi in centro e sud America furono il risultato di una combinazione di conoscenze ed anomalie gravitazionali. Coral Castle, credo occupi una di queste posizioni".
Nonostante la vasta quantità di studi e teorie formulate su questo complesso, nessuno è ancora riuscito a capire non solo i modi e i metodi di costruzione ma nemmeno il significato stesso dell’opera.
A che scopo costruire questa enorme struttura?
Per quale motivo Leedskalnin "sacrificò" vent’anni della sua vita nella progettazione e realizzazione dell’edificio?
A queste e ad altre innumerevoli domande ancor oggi molti studiosi e ricercatori stanno cercando di dare una risposta.
Di certo un controverso e geniale scienziato che entrò in contatto con Ed era Nikola Tesla. Li accomuna l’avversione della Scienza ufficiale nell’interpretare i loro esperimenti e le lunghe notte solitarie passate dai due ricercatori a lavorare su esperimenti misteriosi e affascinanti in un America che non era la loro patria.
Nato in Croazia, nel 1856, Nikola Tesla fu probabilmente uno dei più brillanti scienziati del Novecento.
A lui si devono molte scoperte scientifiche, anche se non tutte gli vengono formalmente riconosciute: la corrente alternata, la prima stazione al mondo di energia idroelettrica, persino la radio.
La sua vita è stata una serie incredibile di trionfi scientifici, seguiti da un’altrettanta serie di personali disastri commerciali. Le poche opere che seppe portare a termine ancora oggi lasciano sbalorditi, come l’illuminazione a fluorescenza o la sismologia.
In una delle sue ultime lettere scrisse: "Provo continuamente un senso di profonda soddisfazione nell’apprendere che il mio sistema polifase viene usato in tutto il mondo per illuminare i momenti oscuri dell’esistenza, per migliorare la qualità della vita e per dare felicità alla gente in ogni angolo del mondo".
Il 7 Gennaio del 1943 Tesla morì come aveva vissuto: solo, povero e destinato all’oblio: ’FBI infatti requisì tutto il suo lavoro e lo secretò, dichiarandolo "TOP SECRET".
Oggi il Coral Castle attira turisti e curiosi da ogni parte del mondo rivelandosi come una delle opere architettoniche più straordinarie e misteriose del XX secolo.


Coral Castle da Voyager: 



FONTI e LINKS :

mercoledì 27 aprile 2016

SCIENZIATI COREANI FANNO SUICIDARE CELLULE CANCEROSE CON MAGNETI

In Corea del Sud, gli scienziati hanno usato un campo magnetico per far si che le cellule tumorali si autodistruggano.
Questo sistema consiste nell’eliminare le cellule vecchie, difettose e infettate attraverso un processo di morte cellulare programmata (PCD), o apoptosi. Nell’apoptosi la cellula in questione risponde a certi segnali inviati dal corpo mediante la frammentazione.
L’apoptosi può avvenire quando una cellula è danneggiata oltre le sue capacità di riparazione, o infettata da un qualsiasi virus. In questo caso avviene un processo, la cellula danneggiata continuerà a dividersi senza limiti, trasformandosi in cellula cancerosa.

Fonte: unisr.it
Il Professore Jinwoo Cheon dell’Università di Yonsei in Seoul insieme ad un team di scienziati, hanno condotto esperimenti su cellule tumorali intestinali, utilizzando campi magnetici per indurle a l’apoptosi.
Hanno inserito nanoparticelle di ferro agli anticorpi, che legano le molecole “recettore” alle cellule tumorali. Queste molecole si raggruppano quando viene applicato il campo magnetico, provocando un segnale di “autodistruzione” e quindi apoptosi.
Nell’esperimento, più della metà delle cellule tumorali sono state distrutte quando hanno ricevuto il segnale di raggruppamento apoptotico.
Le cellule non trattate sono rimaste invariate e illese.
In un esperimento simile, gli scienziati hanno effettuato lo stesso trattamento in una specie di pesce, dove pare gli abbia provocato un’insolita crescita di code.
Altre sperimentazioni sono in corso.
“Abbiamo dimostrato che la segnalazione della apoptosi può essere attivata ​​in vitro (laboratorio), e in un pesce vivo, utilizzando un interruttore magnetico”, affermano gli scienziati.
“Il nostro interruttore magnetico può essere applicato a qualsiasi tipo di recettore di membrana superficiale che presenta funzioni cellulari nel raggruppamento.”
Lo studio sarà pubblicato sulla rivista Nature Materials.
Bisognerebbe chiedersi come, questa forma di terapia, che pare non riempia le tasche delle grandi aziende farmaceutiche, potrà svilupparsi nel mondo della medicina tradizionale.
Gli scienziati hanno utilizzato  le nanoparticelle di ossido di ferro drogato da zinco per le cellule tumorali del colon, che naturalmente si legano agli anticorpi. Quindi tali anticorpi si legano fortemente a ciò che è conosciuto come recettore di morte 4 (DR4) che esiste dentro le cellule tumorali di DLD-1(colon carcinoma) . Quando un campo magnetico si inserisce, il recettore di morte invia un segnale che indica al sistema l’inizio di un attacco alla cellula.
I produttori di farmaci promuovono la malattia perpetua, e i farmaci contro il cancro hanno dimostrato più volte che non fanno altro che peggiorare la situazione. Ma a prescindere dai possibili trattamenti alternativi, le grandi aziende farmaceutiche continuano a guidare il pubblico a queste “soluzioni” pericolose.

Anche se esistono numerosi alimenti che combattono il cancro come ad esempio il guanabana, la curcuma, lo zenzero, l’aglio, l’estratto di foglie della papaia, i frutti di bosco, e ne esistono molti di più, l’industria farmaceutica e la medicina convenzionale non riconoscono, ne lo faranno mai, questi alimenti come soluzioni. (vedi Terapia Gerson)

Fonte: http://www.coscienza-universale.com/salute/salute-uccidere-il-cancro-con-i-magneti/


IL KAPPA, IL FOLLETTO DEL GIAPPONE



Dispettoso, malvagio, buono, caritatevole. Sono moltissimi gli aggettivi che vengono affibbiati a questa singolare creatura ma cos'è in realtà il “Kappa”.
Come dalle nostre parti le nonne spesso raccontano storie spaventose di mammoni e streghe ai loro nipotini, così le nonne nipponiche narrano di un demone acquatico dell’aspetto umanoide.
Il Kappa, chiamato anche Kawatarō , è una creatura leggendaria giapponese, uno yokai, uno spirito che abita in laghi, fiumi e stagni.
I fiumi ed i laghi del Giappone sono sono stati a lungo i luoghi di ritrovo di una grande varietà di strane creature di ogni forma e dimensione. Anche se molti di questi sono stati regolati al regno del folklore puro, ci sono altri che hanno trasceso oltre la mera leggenda e sono diventati qualcosa di più. Uno dei più noti di questi è una misteriosa creatura d'acqua, bipede noto come: “ il Kappa”
Questa particolare creatura è considerata magica, un'icona culturale pop, una vera e propria leggenda.
Il Kappa: è uno dei molti tipi di folletti d'acqua presenti nel folklore giapponese la leggenda dice che è solito abitare i laghi e fiumi di questa isola, il Giappone appunto.
L'aspetto del Kappa varia da tradizione a tradizione e da zona a zona. Comunque questi particolari folletti sono tipicamente descritti come le dimensioni di un bambino da 6 a 10 anni di età la cui somiglianza è da associare ad un incrocio tra: tartaruga, scimmia e lucertola. 
I kappa sono simili ai Nix o Nixie inglesi, ai Näkki della Scandinavia, ai Neck della Germania ed ai kelpie scozzesi.
I Kappa sono spesso rappresentati con un guscio sulla schiena, simile a una tartaruga hanno grandi mani e piedi palmati, ed hanno un becco al posto della bocca, che a seconda della tradizione può o non può contenere file di denti taglienti. Alcuni report hanno fatto menzione di chiazze e capelli ispidi che ricoprono il suo corpo. I Kappa sono generalmente visti come piantagrane dispettosi oppure imbroglioni. I loro scherzi vanno dal relativamente innocente, come ad esempio fare dei fastidiosi rumori o guardare sotto il kimono delle donne, alle cose malvagie, come annegare persone e animali, o sequestrare le persone e mangiarle. Nonostante questa immagine feroce e piuttosto sgradevole, si afferma però che il Kappa abbia un lato benevolo puro.
Sono molte le persone nel corso del tempo che hanno affermato di aver visto il Kappa, anche se riscontri concreti non si sono verificati. Oggi il Kappa rappresenta una creatura folkloristica e magica: che però ancora nessuno conosce con certezza.
Come riporta un articolo comparso su RocketNews24, per molti altri, i kappa sono creature umanoidi realmente esistenti, o esistite. Infatti, a differenza del mostro di Loch Ness, i credenti affermano di aver trovato le prove della sua esistenza, esponendo per la prima volta i resti mummificati di un possibile kappa.
Come spiega Ancient Origins, i resti mummificati, che sembrano essere quelli di una mano e di un piede palmati, verranno mostrati presso il Miyakonojo Shimazu Residence nella prefettura di Miyazaki, sull’isola di Kyuushuu. I resti sono stati recuperati dalla famiglia Miyakonijo Shimazu nel 1818, dopo che un kappa fu visto aggirarsi nei pressi della loro casa vicino al fiume.
Il piede palmato misura circa 8 cm e il braccio 15 cm. Al momento, gli scienziati non hanno avuto modo di analizzare i resti, quindi non si ha la certezza che si tratti di resti reali di un qualche tipo di creature. Inoltre, al momento non ci sono piani per esaminarli.