giovedì 30 giugno 2016

LA DIETA MILLENARIA DEI MONACI TIBETANI PER UN ALTO LIVELLO DI COSCIENZA E VITALITÀ

I monaci tibetani sono conosciuti per vivere incredibilmente a lungo e questo non ci sorprende più di tanto se consideriamo lo stato di pace in cui vivono e il paradiso incontaminato in cui vivono. E’ importante quindi anche analizzare qual è la loro dieta per comprendere come un corpo così in pace si nutra per avere alti livelli di coscienza ed energia per svolgere le attività quotidiane anche in avanzatissima età.




Bisogna subito dire che esistono tante diverse scuole di buddismo e quindi dire che i buddisti sono vegetariani o vegani non è esatto. Nella scuola Theravada infatti si afferma che il Buddha permetteva ai suoi discepoli di mangiare pollo, pesce, uova evitando però il bovino che era ritenuto sacro in India.
Quindi smontato subito questo preconcetto passiamo ad osservare la loro alimentazione.

Se in occidente la teoria sulle combinazioni alimentari è recente e sempre più medici e terapisti la usano per guarire i loro pazienti come ne ho parlato nell’articolo sulla dieta per l’artrite, essa è parte integrante della saggezza dei monaci tibetani da migliaia di anni, che senza avere laboratori, scienziati o nutrizionisti hanno semplicemente ascoltato il loro corpo e i consigli dei loro maestri, hanno imparato come condurre una vita indirizzata al pieno potenziale di benessere spirituale, mentale e fisico.

Non sorprende quindi che l’alimentazione dei monaci tibetani è davvero semplice, troppo semplice per noi abituati a mischiare tutto e consumare cibi ultra-elaborati. Non fanno uso di zucchero bianco, farine bianche, sale raffinato né di additivi, edulcoranti ed esaltatori di sapidità che sono in tutti i cibi del supermercato.
L’alimentazione dei monaci tibetani ruota attorno ai concetti di equilibrio e di armonia con la natura. Ecco perché si interessano anche delle varie fasi di preparazione degli alimenti, a partire dalla coltivazione. Ciò aumenta la consapevolezza del cibo come strumento per il sostentamento ed il benessere; percezione che invece si perde con l’abitudine di trovare gli alimenti pronti sugli scaffali del supermercato.
Per noi un pane è un pane, mentre per loro il pane deve essere fatto rispettando il flusso energetico della vita, facendo una lievitazione naturale lenta usando ingredienti ricchi e maturati al sole e non immagazzinati per anni e raffinati fino a perdere tutte le proprietà come accade da noi.

– A tavola i monaci mangiano lentamente, dando importanza ad ogni momento del pasto, compresa la masticazione. La masticazione è davvero importante e secondo alcuni medici risolverebbe il 50% dei problemi di salute. La dieta che hanno sviluppato nel corso del tempo li porta a consumare cibi integrali, in una alimentazione con poche proteine animali e in ogni caso, essi raccomandano di evitare la carne di maiale.

– I grassi come il burro e olio fanno parte della loro dieta, ma mai in grandi quantità.

– Mangiano le uova in abbondanza. I saggi tibetani ne consumano in abbondanza, perché molto nutrienti, ma spesso si limitano solo al tuorlo. L’albume viene utilizzato da coloro che fanno sforzi fisici dato che serve soprattutto per i muscoli. E non sorprende infatti dato che si trovano integratori di proteine a base di albumina anche nei supermercati.

– Le principali fonti di energia sono i carboidrati e le proteine, che però i monaci non assumono durante lo stesso pasto, perché preferiscono assumere una sola qualità di cibo alla volta. Ovvero seguono una dieta dissociata: proteine e carboidrati consumati in pasti diversi. I monaci tibetani, infatti, spiegano che la digestione degli amidi interferisce con quella delle proteine, e ciò può portare ad uno spreco di energia e a una diminuzione della qualità della vita. Queste considerazioni sono condivise in occidente da molti medici e nutrizionisti.

– Sconsigliano il dolce a fine pasto. In ogni modo non usano lo zucchero ma il miele che viene visto per lo più come una medicina molto energetica.

– Concentrano i pasti nelle prime otto ore della giornata rispettando il ciclo circadiano di assimilazione-digestione-eliminazione. I più avanzati ricercatori stanno infatti ritornando a questa antica concezione.

– Non mangiano sempre lo stesso cibo ma hanno una dieta varia che segue il ciclo delle stagioni e del corpo.

– I monaci tibetani assumono più cibo al mattino e meno alla sera ovvero consigliano di scalare gradualmente lungo la giornata la quantità di cibo ingerito, di modo che l’ultimo pasto sia il più ridotto. Infatti a partire dal pomeriggio non ingeriscono più cibo solido.

– Evitano i cibi troppo freddi e troppo piccanti perché causano stati infiammatori nel corpo.

– Digiunano ad ogni luna piena e luna nuova del mese.

– Consumano molti cibi e bevande fermentate a base di riso, soia, thé, latte. Questo tipo di alimenti sono scomparsi nella nostra dieta ed eppure sono i più salutari dato che sono ricchi di probiotici, vitamine ed enzimi.

Infine bisogna notare i monaci tibetani meditano sempre prima di ogni pasto  e questa è una pratica tanto semplice quanto potente. Il rilassarsi e focalizzarsi sul momento presente riduce drasticamente i livelli di stress, ci aiuta a mangiare lentamente e a masticare e migliora notevolmente il metabolismo.
E’ inutile dire che si spostano a piedi e quindi non sono sedentari sebbene siedono in quiete in meditazione per lungo tempo, e guarda caso il prof. Soresi nella sua intervista aveva detto che il segreto della longevità è camminare per 40 minuti per 3 volte al giorno.

Per finire nella loro saggezza senza tempo si riconosce che:
– Stare seduti a lungo danneggia i muscoli mentre stare molto tempo in piedi danneggia le ossa.

– Dormire troppo danneggia il Chi(flusso di energia), stare troppo svegli danneggia il sistema nervoso.

Non possiamo che imparare da coloro che vivono in sintonia con il proprio corpo e il flusso della vita. Tanti utilissimi consigli che la nostra scienza moderna sta ritornando a diffondere e dimostrare.



Fonte: 
http://www.veja.it/
http://laveritadininconaco.altervista.org

mercoledì 29 giugno 2016

25 PIANTE CURATIVE PER I NATIVI AMERICANI

Le proprietà benefiche e curative delle piante sono ormai generalmente note. Anche se diverse razze e culture di tutto il mondo hanno familiarità con le varietà delle erbe medicinali, i nativi americani sono rinomati per la loro conoscenza delle medicine naturali.





La maggior parte dei loro rimedi naturali erano composti da piante, essi buttarono le basi per molti trattamenti farmaceutici comunemente usati nella società occidentale. Da allora ci sono stati molti studi scientifici che hanno dimostrato gli effetti benefici di questi rimedi.

Molti di questi medicinali naturali sono stati (e sono tuttora) usati per trattare disturbi specifici. Di solito la piante viene ingerita o bevuta sotto forma di tè.

Le seguenti piante vengono usate per trattare malattie comuni come ad esempio problemi di digestione o infiammazioni. Va inoltre precisato che questa è solo una piccola parte della varietà di  piante medicinali usate dai nativi americani e la loro inclusione in questa lista è stata determinata dalla facilità di reperibilità e dalla loro efficacia.

Ecco un elenco di piante, alberi, frutta e fiori del Nord America utilizzati dai nativi americani per il trattamento di varie malattie e sintomi riscontrati tutt’ora.

Eucalipto: L’olio estratto dalle foglie di eucalipto viene comunemente usato per trattare una varietà di disturbi, tra cui febbre, influenza, tosse e bronchite. Ottimo per aprire le vie respiratorie.

Ginseng: Rafforza il sistema immunitario e aiuta a prevenire e combattere il raffreddore. E’ efficace nel ridurre i livelli di zucchero nel sangue, veniva usato anche nei trattamenti delle malattie cardiache, l’affaticamento, la disfunzione erettile, l’alta pressione sanguigna, l’epatite C e il cancro.

Aloe vera: La parte interna delle foglie aiuta ad alleviare la costipazione e l’herpes labiale, se assunta per via orale. Il gel di aloe può contribuire a trattare una varietà di disturbi della pelle tra cui eruzioni cutanee pruriginose e psoriasi se distribuito direttamente sulla parte interessata.

Rosmarino: Viene usato nel trattamento dei problemi digestivi come bruciore di stomaco, gas intestinali e perdita di appetito. Inoltre è un rimedio utile in caso di perdita di capelli se usato in combinazione con timo, lavanda e legno di cedro.

Camomilla: Riduce l’infiammazione, accelera la guarigione delle ferite è in grado di ridurre gli spasmi muscolari e può servire come un blando sedativo favorendo così il sonno. Inoltre può uccidere batteri, funghi e virus.

Cera d’api: Può essere usata per trattare una varietà di malattie della pelle, tra cui dermatite da pannolino, psoriasi ed eczema.

Valeriana: Utile a combattere l’insonnia, ansia, stress, cefalea, stati di nervosismo.

Alfa Alfa: Aiuta a ridurre i livelli di colesterolo. Viene utilizzata nel trattamento dell’asma, così come per problemi a reni, vescica,  prostata e artrite.

Lampone nero: E’ un forte anti-infiammatorio, molto utile per la salute del colon è in grado di prevenire e combattere il cancro.

Pepe di Cayenna: Viene comunemente usato per alleviare il dolore causato da: artrite, fibromialgia, herpes zoster, diabete e dolore post operatorio. Ottimo anche per sciogliere il muco e stimolare il sistema linfatico.

Echinacea: Comunemente utilizzata per combattere il raffreddore e per trattare le infezioni da lieviti. Viene anche usata come antisettico.

Salvia: Consente di aumentare le prestazioni mentali migliorando la memoria inoltre previene le malattie che causano la degenerazione cognitiva, come il morbo di Alzheimer. Viene anche usata per contrastare il colesterolo alto e i sintomi causati dalla menopausa.

Grano saraceno
: Il grano saraceno è ricco di minerali importanti come calcio, ferro, magnesio, fosforo, zinco, di vitamine del gruppo B e di vitamina E. E’ ricco di rutina e quercetina, con proprietà antiossidanti, antinfiammatorie ed anticancerogene. Ha azione cardioprotettiva, inoltre possiede la capacità di abbassare l’ipertensione sanguigna. Tra le proprietà del Grano Saraceno c’è quella di generare calore nel corpo e di conferire energia e vigore, specie in inverno. Viene usato sia in tisana che come cibo.

Partenio
: Può aiutare a diminuire la frequenza di emicrania e mal di testa riducendo il dolore. Inoltre aiuta a ridurre la nausea, il vomito e la sensibilità alla luce.

Radice di zenzero
: Un’altra super pianta nella medicina dei Nativi Americani; la radice veniva sminuzzata e consumata con il cibo, come tisana oppure come balsamo o cataplasma. Noto fino ai nostri giorni per la sua capacità di alleviare problemi digestivi, è anche un anti-infiammatorio, sostiene la circolazione e può alleviare raffreddori, tosse e influenza, in aggiunta alla bronchite e ai dolori articolari

More:  Possiedono proprietà anti-cancerogene, grazie al loro contenuto di antiossidanti contribuiscono a rafforzare il sistema immunitario. Hanno anche proprietà antimicrobiche e vengono usate come collutorio per trattare il mal di gola.

Pioppo: La corteccia e le foglie dell’albero vengono usati nei trattamenti dei dolori articolari, disturbi alla prostata, problemi alla schiena, dolore neuropatico e problemi alla vescica. Viene spesso usato in combinazione con altre piante. Il pioppo contiene salicina, un principio attivo molto simile a quello dell’aspirina che aiuta a ridurre le infiammazioni.

Verga d’oro: Viene impiegata per ridurre il dolore e l’infiammazione, aumenta il flusso dell’urina e ferma gli spasmi muscolari. Viene anche usata per ridurre gotta, dolori articolari e artrite.

Liquirizia: Radici e foglie possono venire impiegate per tosse, raffreddori, mal di gola, prurito e infiammazione della pelle ed eczemi. La radice può anche essere masticata per alleviare il mal di denti.

Menta: Veniva molto usata dalle tribù native americane, per trattare tosse, raffreddore, disturbi respiratori/digestivi come cura per la diarrea e come stimolante per la circolazione sanguigna.

Passiflora
: Riduce i sintomi dell’ansia in modo più efficace dei farmaci. Inoltre aiuta ad alleviare i sintomi legati alla disintossicazione da sostanze stupefacenti.

Trifoglio rosso: Usato per il trattamento di molte patologie, tra cui indigestione, colesterolo alto,  pertosse, asma, bronchite e disturbi della menopausa.

Finocchio: Efficace nel diminuire i sintomi di ansia e depressione, aiuta a ridurre anche  i dolori della sindrome premestruale oltre ad alleviare tosse, mal di gola e combattere i problemi digestivi.

Mais: E’ la pianta del Nuovo Mondo per eccellenza, ma non era considerata solo un cibo dai nativi americani ma anche una pianta sacra a cui sono associati vari miti della creazione. I nativi affermano che hanno appresso come coltivare e preparare il mais direttamente dagli dei, e così infatti troviamo nelle antiche scritture Maya. È interessante notare che sebbene il mais sia un alimento ricchissimo di nutrienti è carente di niacina (Vit. B3) e solo trattandola con la lisciva questo non accade – una pratica comune tra nativi americani. Tale processo produce “nixtamalli” che significa ‘pasta di mais informe’, che viene utilizzata come base di molti prodotti di mais come tamales, tortillas e Masa. Gli Aztechi e Maya regolarmente cuocevano il mais in acqua di calce (ossido di calcio), che migliora il suo profilo nutrizionale considerevolmente: la niacina, che altrimenti rimane non disponibile, è resa accessibile dal processo di nixtamalizzazione, il calcio aumenta del 75% – 85% il che rende più facilmente digeribile, e altri minerali, come ferro, rame e zinco sono aumentati. Inoltre la nixtamalizzazione neutralizza anche alcune micotossine presenti nel mais non trattato. La fermentazione del mais nixtamalizzato produce ulteriori vantaggi: aumento dei livelli di riboflavina, niacina e proteine in aggiunta agli aminoacidi, come il triptofano e lisina. Questa pratica di cottura del mais in ambiente alcalino è stata persa quando i conquistadores spagnoli hanno importato il mais nel vecchio continente e per questo a meno che il mais non venga trattato come descritto non è un alimento sano (infatti è sconsigliato nella dieta del gruppo sanguigno).

Essiac
: E’ una miscela di piante curative dei nativi americani che potentissime proprietà anticancro. Ne ho discusso in dettaglio nell’articolo Essiac: La bevanda segreta che cura il cancro dei nativi americani




Fonte: http://www.dionidream.com/

giovedì 23 giugno 2016

IL CODICE ETICO DEI NATIVI AMERICANI

La rivista Inter-Tribal Times che tratta di notizie e storie delle popolazioni native di tutto il mondo, in special modo quelle nord-americane ha pubblicato più di 10 anni fa quello che viene considerato il codice etico dei nativi americani. E’ bellissimo e ci fa capire quanto sia facile vivere in gioia e armonia se solo volessimo.




1. Alzati con il sole per meditare. Medita da solo. Meditate spesso.
Il Grande Spirito ascolterà, se si prega da soli.

2. Sii tollerante con quelli che si sono persi nel loro percorso.
L’ignoranza, la presunzione, la rabbia, la gelosia e l’avidità germogliano
da un’anima perduta. Prega affinché trovino una guida.

3. Cerca per testesso, da solo. Non permettere ad altri
di fare il tuo percorso per te. E’ la tua strada, e
solo tua. Altri possono camminare con te,
ma nessuno può camminare per te.

4. Tratta gli ospiti nella tua casa con molta considerazione.
Servigli il cibo migliore, dagli il letto migliore
e trattali con rispetto e onore.

5. Non prendere ciò che non è tuo anche se è di
una persona, di una comunità, della natura o di una
cultura. Non è guadagnato né dato. E non è tuo.

6. Rispettare tutte le cose che risiedono su
questa terra – che si tratti di persone, animali o vegetali.

7. Onora gli altrui pensieri, desideri e parole.
Non interrompere mai un altro e non deriderlo né imitalo.
Consenti ad ogni persona il diritto della propria espressione personale.

8. Mai parlare di altri in brutto modo. L’energia
negativa che si mette fuori nell’universo
si moltiplicherà quando ritorna a te.

9. Tutte le persone commettono errori.
E tutti gli errori possono essere perdonati.

10. I cattivi pensieri causano malattie nella mente,
nel corpo e nello spirito. Pratica l’ottimismo.

11. La natura non è per noi, è una parte di noi.
Fanno parte della nostra famiglia terrena.

12. I bambini sono i semi del nostro futuro. Pianta
amore nei loro cuori e annafiali con
la saggezza e le lezioni della vita. Quando essi
sono cresciuti, dagli spazio per crescere.

13. Evita di danneggiare il cuore degli altri.

14. Il veleno del nostro dolore tornerà a noi.

15. Sii sincero in ogni momento. L’onestà è la
prova della propria volontà all’interno di questo universo.

16. Tenetevi equilibrati. Il tuo corpo mentale, spirituale
emotivo e fisico – tutti hanno bisogno
di essere forti, puri e sani. Allena
il corpo per rafforzare la mente. Cresci
abbondantemente nello spirito per curare i disturbi emotivi.

17. Prendi decisioni consapevoli su chi
vuoi essere e come vuoi reagire. Sii
responsabile delle tue azioni.

18. Rispetta la privacy e lo spazio personale degli
altri. Non toccare la proprietà personale
degli altri – specialmente gli oggetti sacri
e religiosi. Questi sono vietati.

19. Sii fedele a te stesso prima. Non puoi
nutrire e aiutare gli altri se non è possibile
nutrire e aiutare te stesso prima.

20. Rispetta le altre credenze religiose.
Non forzare la tua fede agli altri.

21. Condividi la tua fortuna con gli altri.
Partecipa nella carità.



Fonte:
http://www.dionidream.com

martedì 21 giugno 2016

I SEGRETI DELLA MEDICINA TRADIZIONALE CINESE

Nella medicina tradizionale cinese (MTC) le emozioni sono considerate la principale causa di malattia interna. Quando siamo esposti a stress prolungato o una sovrabbondanza di gioia, rabbia, dolore o paura, i nostri organi interni possono subire delle gravi lesioni, il bilanciamento delle nostre emozioni è una delle chiavi per ottenere una salute ottimale.




Il collegamento tra emozioni e salute

Nel suo testo “The Book of Plain Questions” Su Wen afferma: “I cinque organi Yin del corpo umano producono cinque tipi di QI (flussi di energia) essenziale, che generano gioia, rabbia, dolore, preoccupazione e paura.” La MTC ritiene inoltre che alcuni organi siano collegati alle attività emozionali, ovvero:

    il cuore è legato alla gioia
    il fegato alla rabbia
    la milza alla tendenza a rimuginare
    i polmoni all’ansia
    i reni alla paura

Le emozioni sono considerate le principali cause interne di malattia nella MTC. L’ attività emotiva è vista come una normale risposta fisiologica interna agli stimoli dell’ambiente esterno. Entro limiti normali, le emozioni non causano alcuna malattia o debolezza nel corpo. Tuttavia, quando le emozioni diventano così potenti da risultare incontrollabili e sopraffare l’individuo, allora possono causare gravi lesioni agli organi interni fino a sfociare in una vera e propria malattia.

Non è l’intensità ma bensì la durata di un’emozione estrema ad arrecare danni. Mentre i medici occidentali tendono a sottolineare gli aspetti psicologici dei disturbi psicosomatici, il danno patologico agli organi interni è di primaria importanza nella MTC.

Squilibrio delle energie Yin e Yang

L’eccesso di attività emotiva provoca gravi squilibri di energia yin-yang, scarsa circolazione sanguigna, blocchi nei meridiani qi (energia vitale) e compromissione delle funzioni degli organi. Una volta che il danno fisico è in atto, non è sufficiente eliminare l’emozione incriminata; il prolungato stress emotivo dovrà essere affrontato tramite l’attività fisica. Solitamente le emozioni rappresentano diverse reazioni umane a determinati stimoli e normalmente non causano malattie.

Le caratteristiche delle sette emozioni:

    Alterano direttamente il Qi (energia vitale) degli organi.
    Colpiscono le funzioni del Qi (energia vitale) degli organi
    Debolezza e instabilità emotiva

La Medicina Tradizionale Cinese si basa sul flusso di energia in tutto il corpo



Gli effetti sugli organi delle 7 emozioni secondo la Medicina Tradizionale Cinese

    Gioia – Cuore
    Rabbia – Fegato e Cistifellea
    Ansia – Polmoni e Intestino Crasso
    Tristezza – Polmoni
    Malinconia – Milza
    Paura – Reni
    Spavento – Cuore

Gioia

“Quando si è troppo allegri, lo spirito si disperde” Lingshu (asse vitale). Tuttavia, nella MTC, per gioia s’intende uno stato di agitazione o sovreccitazione, che non comprende il concetto passivo di profonda soddisfazione. L’organo più colpito è il cuore. Una stimolazione eccessiva può provocare un calore anomalo al cuore, con conseguenti sintomi di agitazione, insonnia e palpitazioni.
Rabbia

Come descritto dalla MTC la rabbia comprende varie emozioni, associate tra le altre, alle seguenti: risentimento, irritabilità e frustrazione. Un eccesso di sangue denso rende inclini alla rabbia ed  influisce anche sul fegato, causando la stagnazione del Qi (energia vitale). Tutto ciò può anche portare a pressione alta e danneggiare stomaco e milza. Inoltre favorirà l’insorgere di vertigini e mal di testa. È noto che le persone “sanguigne” con le facce arrossate siano più inclini di altri a improvvisi attacchi di rabbia alla minima provocazione.
Ansia

Quando veniamo colti dall’ansia, il Qi (energia vitale) è bloccato e non circola liberamente. L’ansia influisce sui polmoni, che controllano il Qi (energia vitale) attraverso la respirazione. I sintomi più comuni degli attacchi d’ansia sono caratterizzati da fiato corto (o dispnea) e respirazione irregolare. Quest’emozione può arrecare danni anche ad un organo strettamente associato ai polmoni, come l’intestino crasso. Ecco perché le persone ansiose sono inclini alla colite ulcerosa.
Tristezza / Tendenza a rimuginare troppo

Nella MTC,  la tendenza a rimuginare viene attribuita ad un eccesso di pensieri e ad una sfrenata stimolazione mentale e intellettuale… Qualsiasi attività che comporti uno sforzo mentale smisurato, può causare disarmonia. L’organo più a rischio è la milza. Tutto ciò può portare a una carenza di Qi (energia vitale) a quel livello,  causando a sua volta preoccupazione e conseguente affaticamento, letargia, e l’incapacità di concentrazione.
Malinconia / Dispiacere

I polmoni sono strettamente collegati a questa emozione. Un’espressione normale e sana del dolore può essere manifestata attraverso il pianto, che ha origine nel profondo dei polmoni, dove nasce anche la respirazione profonda tramite l’espulsione dell’aria e il singhiozzo. Tuttavia, il dolore che resta inespresso e diventa cronico crea disarmonia nell’organo in questione, indebolendo il Qi (energia vitale) del polmone. Questo a sua volta può interferire con la funzione della circolazione del Qi intorno al corpo.
Paura

La paura è un’ emozione normale, primordiale e adattiva. Ma quando diventa cronica a causa di un timore continuo che non si può affrontare direttamente, causa disarmonia. Gli organi più a rischio sono i reni. In casi di paura estrema, la capacità del rene di trattenere la sua energia vitale (Qi) può essere compromessa causando minzione involontaria. Questo problema viene riscontrato in particolare nei bambini.
Spavento

Lo spavento è un emozione non riconducibile ad un solo organo. Si distingue dalla paura per la sua natura improvvisa ed inattesa. Quest’emozione colpisce  in particolar modo il cuore, soprattutto nella sua fase iniziale, ma se persiste per qualche tempo, diventa paura consapevole e sposta la sua influenza sui reni.


Fonte: 
http://www.dionidream.com

venerdì 17 giugno 2016

LA SCHINA FA MALE? PUO' DIPENDERE DALLE EMOZIONI


Il mal di schiena è strettamente connesso con le emozioni che proviamo tanto che ogni zona è associata ad un particolare stato emotivo. Postura sbagliata, organi deboli sedentarietà possono causare il mal di schiena ma non bisogna tralasciare l’origine emotiva infatti un forte trauma può addirittura modificare la nostra postura e quindi nel tempo causare dolore!


“Su questo non c’è da avere dubbi. Tutte le tensioni di origine mentale, emozionale, emotiva, sentimentale e lo stress in generale,inducono a creare nel corpo delle risposte di difesa, esattamente come se avvenisse un attacco fisico: aumento degli ormoni dello stress (cortisolo), dell’adrenalina, vasodilatazione periferica (muscoli), vasocostrizione circolazione degli organi, maggior stimolazione del sistema nervoso, riduzione della profondità e aumento della frequenza della respirazione. Tutto questo si scarica, tra le altre cose sul muscolo diaframma, il muscolo principale della respirazione che si attacca proprio sulla schiena. Perciò una relazione più diretta di così?”



Afferma Lorenzo Ferrante, dottore in Scienze Motorie, chinesiologo professionista, educatore posturale, formatore e naturopata, che continua dicendo:

“La tensione non guarda in faccia a nessuno. Ogni persona ha degli apparati più forti ed altri più deboli. Perciò in ognuno di noi, cedono sempre prima i più deboli a seconda della nostra genetica, e del nostro stile di vita. Diciamo che tutte le tensioni mentali vengono somatizzate sempre sul corpo: muscoli, organi, ghiandole, tessuti”.




Oscar Valentini, insegnante di arti marziali, Tai Chi, Qi Gong, Meditazione dello U.H.T. di Mantak Chia e ideatore del Massaggio TAO spiega la connessione tra ogni singola parte della schiena e le emozioni, vediamola in dettaglio.


TROPPI PENSIERI, FARSI CARICO
Pensiamo a tal proposito la muscolatura paravertebrale che sostiene la nuca e si incarica anche di “mantenere la testa alta” nel senso della volontà e dell’orgoglio, oppure agli elevatori delle scapole come i responsabili di sopportare i pesi ed i pensieri: questo irrigidisce il collo.

PAURA
La muscolatura che consente le rotazioni e le movimentazioni della spalla sono quelle legate alla protezione ed al sostegno che si è in grado di ricevere: qui si annida anche la paura, ovvero quell’energia che fugge verso l’alto in seguito ad un indebolimento dei reni a causa di uno spavento.

RABBIA, FRUSTRAZIONE
La rabbia immobilizza le scapole, le “congela”: questo impedisce che essa arrivi alle mani e si esprima (magari in un gesto violento). Si trasforma spesso in frustrazione di non poter agire, di non poter dire, di pensare senza riuscire a comunicare.

TRISTEZZA, CONFUSIONE
Il respiro faticoso ed il pianto, ma anche solo la tristezza, colpiscono il diaframma: questo muscolo ha alcune inserzioni nella colonna vertebrale, è facile dunque che questo irrigidimento si trasmetta alla colonna e provochi dolori o difficoltà nei movimenti.

ANSIA, PREOCCUPAZIONE
La preoccupazione e l’ansia sono le emozioni che minano la milza e lo stomaco: acidità ed ulcere sono tipiche in chi vive quotidianamente questi scenari. Soprattutto dallo stomaco è facile che il dolore si propaghi alla muscolatura della schiena a livello delle prime vertebre lombari.

SENSO DI COLPA, INSICUREZZA
La parte bassa del rachide si incarica si sopportare il peso di tutto l’albero della vita, incluso il cranio: è facile comprendere come sindromi ed ernie a questo livello rivelino le proprie basi instabili, denuncino senso di colpa e senso di insicurezza generale.



BLOCCO SESSUALE, POCA STABILITA’
Algie o deviazioni a livello del sacro sono da ricondursi alla sfera sessuale, e viceversa problemi all’apparato riproduttivo possono portare a problemi al sacro: l’innervazione che dal midollo spinale conduce ai genitali esce proprio dal forame sacrale.

Fonte:
http://www.dionidream.com/

lunedì 13 giugno 2016

I MISTERI DEL MANOSCRITTO 512 E DELLA CITTA’ PERDUTA DI MURIBECA

Nella Biblioteca Nazionale di Rio de Janeiro (sezione manoscritti, opere rare), esiste un documento risalente al XVIII secolo, denominato “Manoscritto 512”, nel quale si narra della scoperta di una meravigliosa città perduta, dove vi erano case di pietra e amplie strade, oltre a numerose iscrizioni incise nelle rocce in una lingua completamente sconosciuta.




Il documento, che fu scritto dal religioso J.Barbosa, fu diretto al Vicerè del Brasile Luis Peregrino de Carvalho Menesez.

Il viaggio di esplorazione avvenne nel 1753, quando un gruppo di uomini, guidati da Francisco Raposo e João Silva Guimaraes, s’inoltrarono nelle foreste dell’attuale Stato brasiliano di Bahia.

Innanzitutto bisogna considerare che, circa 270 anni or sono, l’odierno Stato di Bahia era dominato da orde di Aimorés e Pataxò, nativi bellicosi le cui terre furono conquistate solo dopo molti anni. Avventurarsi all’interno della cosidetta “mata atlantica”, la selva tropicale che purtroppo ora è ridotta solo a piccoli tratti, era molto pericoloso.

Francisco Raposo era in cerca delle fantasmagoriche miniere d’oro e d’argento di Muribeca, la cui localizzazione fisica era sconosciuta.

La leggenda delle miniere di Muribeca risale al XVI secolo quando il portoghese Diego Alvarez fu l’unico soppravvivente di un disatroso naufragio presso la costa del Brasile.


Fu salvato da alcuni indigeni Tupi-Guaraní e, nei mesi successivi, imparò l’idioma dei nativi e si sposò con una giovane, detta Paraguaçú. Alvarez ebbe vari figli e nipoti. Uno di questi, che visse a lungo con gli autoctoni Tupi, fu chiamato Muribeca. In seguito ad un viaggio nell’interno del continente, guidato da nativi Tapuais, Muribeca trovò una ricchissima miniera d’oro, argento, diamanti, smeraldi e rubini. Con il tempo organizzò lo sfruttamento della miniera e divenne ricchissimo, in quanto vendeva pepite d’oro e pietre preziose nel porto di Bahia (oggi Salvador). Il figlio di Muribeca, il cui nome era Roberio Dias, era molto ambizioso, e durante un viaggio in Portogallo, nei primi anni del 1600, chiese al re Pedro II il titolo di marchese.

Il re promise di concedere l’agognato titolo, ma solo se Roberio Dias avesse rivelato il segreto di suo padre e avesse consegnato le miniere alla Corona portoghese.

Roberio Dias accettò, ma quando la spedizione giunse a Bahia, poço prima d’iniziare il viaggio per le miniere, persuase l’ufficiale del re a farsi aprire la lettera che conteneva il titolo di marchese. Si rese conto invece che conteneva solo un titolo di poca importanza, ovvero capitano di missione militare. Si rifiutò cosi d’indicare il cammino per le miniere, e fu imprigionato per lunghi anni.

Quando morì, nel 1622, si portò con sè nella tomba il segreto dell’esatta ubicazione delle miniere trovate e sfruttate da suo padre, Muribeca.

Da allora molti partirono alla ricerca della favolosa vena d’oro, ma quasi tutti morirono nell’intento o tornarono senza aver raggiunto l’obiettivo del loro viaggio.

Il documento più importante sulle miniere di Muribeca apparve casualmente nel 1839, nel I Tomo del giornale dell’Instituto Storico e Geografico brasiliano. Si trattava del racconto del viaggio dell’avventuriero Francisco Raposo, avvenuto nel 1753.

Oltre ad aver trovato le famose miniere, Francisco Raposo giunse alle soglie di un’antichissima città, le cui mura ciclopiche e ampie strade lo affascinarono e spaventarono. Ecco un estratto del manoscritto:

Francisco Raposo partì al comando di diciotto coloni, e, dopo moltissime avventure, più in là di un enorme zona pantanosa, dovette attraversare delle aspre montagne. Una volta che riuscirono a passare dall’altra parte videro delle radure e in lontananza la selva vergine. Si inviò un manipolo di nativi in avanscoperta e quando tornarono riferirono di aver trovato le rovine di una città perduta.

Nel documento, si narra inoltre che gli avventurieri esplorarono la città perduta il giorno seguente. Entrarono meravigliati in una grande città di pietra, con muri ciclopici simili a quelli di Sacsayhuaman. Nella parte centrale dell’enigmatica città vi era una piazza con, al centro, un monolito nero molto alto, al culmine del quale vi era una statua di un uomo che indicava il nord. Ma ecco un altro passaggio dell’antica descrizione:

Esplorammo la zona e ci rendemmo conto che stavamo entrando in una città antica, disabitata. Camminavamo tra le rovine della città ed osservavamo trepidanti quelle case diroccate pensando che nel passato lontano dovevano essere state fervide d’attività. All’entrata vi erano tre archi. Quello centrale era molto più alto dei due laterali e riportava alcuni segni sconosciuti incisi nella pietra.

Quindi ci inoltrammo lungo le rovine della città ma non trovammo alcun segno di presenza umana recente. Tutto era abbandonato, da secoli, o forse da millenni. Al centro della cittadella vi era una piazza con la statua di un uomo che indicava il nord. In un lato della piazza c’era un grande edifício in rovina. Dall’aspetto esteriore sembrava essere un grande tempio caduto in rovina in seguito a un devastante terremoto. Davanti alla piazza principale scorreva un grande fiume, mentre dall’altra parte del corso d’acqua vi erano dei campi con una grande quantità d’animali:uccelli e caprioli, che stranamente non erano spaventati dalla nostra presenza.

Navigammo lungo il fiume per tre giorni e trovammo varie pietre dove erano incisi strani segni, simili a quelli nell’arco all’entrata della città. Ci trovavamo nella zona delle miniere in quanto era facile individuare grosse pepite d’oro sulle sponde del fiume.

A partire dalla scoperta del manoscritto, nel 1839, vari avventurieri si lanciarono nel profondo del Sertão alla ricerca della città perduta.

Uno di loro fu Teodoro Sampaio, che nel 1878 affermò di aver trovato, nella zona del Rio San Francisco, varie caverne con petroglifi e strane incisioni, ma non la mitica città.



Nel 1913 il tenente colonnello inglese O’Sullivan Beare dichiarò di essere giunto alle miniere di Muribeca, situate secondo lui nella sponda di destra del Rio San Francisco, a circa dodici giorni di cavallo da Salvador de Bahia. Disse anche di aver visto in lontananza le rovine della città perduta, quasi completamente occultate dalla spessa selva, ma ammise di non aver potuto avvicinarsi perché aveva finito i viveri e stava iniziando una tempesta.

Il colonello inglese Percy Fawcett, che ebbe l’occasione di conoscere Beare in Brasile, rimase affascinato dalla sua relazione e dall’analisi del documento 512.

Anch’egli pensò di cercare l’agognata città perduta di Muribeca, nell’attuale Stato di Bahia e quindi si decise ad organizzare una spedizione nel 1921.

In realtà Fawcett era interessato principalmente alla zona del Mato Grosso, per vari motivi.

Innanzitutto nei suoi viaggi precedenti aveva avuto modo di ascoltare varie leggende indigene che descrivevano caverne, antiche città, fortificazioni e strade pavimentate.

Inoltre aveva ricevuto in dono dall’amico scrittore Haggard, una statuetta particolare che proveniva dalla zona dello Xingú: in essa vi erano incise alcune strane lettere, che erano da lui state interpretate come “atlantidee”.

L’attenta analisi del manoscritto 512 e la leggenda di Muribeca, però, lo affascinarono a tal punto che, nel luglio del 1921, organizzò una spedizione in alcune zone remote dell’attuale Stato di Bahia, nell’intento di trovare la città perduta.

Esplorò la zona nell’occidente di Lençóis, nella remota Serra di Sincorá e Orobó dove supponeva si trovasse la mitica Muribeca. Nella zona chiamata Lapinha, Fawcett trovò molti petroglifi simili a quelli descritti nel Manoscritto 512, ma non riuscì a trovare l’agognata città perduta.

Qualche anno dopo, nella sua famosa spedizione del 1925, dalla quale non fece mai più ritorno, Fawcett decise di partire da Cuiabá, nel Mato Grosso, con l’idea di esplorare le terre del Rio Xingú, e poi, con direzione est, attraversare la Serra del Roncador, giungere al Rio Araguaia (lat 9 sud), fino ad arrivare al Rio Tocantins, per esplorare quindi la Serra Geral e giungere quindi sulle sponde del Rio San Francisco, nella zona originariamente indicata come il luogo dove sorgeva la città perduta di Muribeca, quella descritta nel Manoscritto 512.

L’esito della spedizione di Percy Fawcett, insieme al figlio Jack e all’amico Raleigh Rimmel è noto: i tre avventurieri scomparvero probabilmente vicino al Rio Culuene (affluente dello Xingu), mentre stavano dirigendosi verso la misteriosa Serra do Roncador.

Perché Fawcett non concentrò i suoi sforzi nella zona della leggendaria Muribeca, nelle vicinanze del Rio San Francisco?

A parte i racconti degli indigeni e la statuetta “atlantidea”, quale fu il motivo che lo spinse ad iniziare il suo ultimo viaggio nel Mato Grosso, tentando di esplorare una zona forestale smisurata, totalmente selvaggia ed abitata allora da tribù aggressive?

In effetti alcuni studiosi e ricercatori hanno avanzato l’ipotesi che la fantastica città perduta di Muribeca si trovasse molto più a nord-ovest rispetto al Rio San Francisco, forse sulle sponde del Tocantins, dell’Araguaia o addirittura dello stesso Xingù.

A mio parere la storia descritta nel Manoscritto 512 potrebbe essere stata veritiera, ma successivamente, l’intera città potrebbe essere stata inghiottita dalla Terra, in seguito a devastanti terremoti o lenti bradisismi, che avrebbero occultato per sempre il mistero della sua affascinate origine.


Fonte:
https://gaetaniumberto.wordpress.com

domenica 12 giugno 2016

DECIFRATI I TESTI SUL MECCANISMO DI ANTIKYTHERA

Un team internazionale di scienziati ha presentato l’analisi completa delle iscrizioni trovate sul famoso meccanismo di Anticitera, un piccolo oggetto considerato il primo computer meccanico al mondo. Nel corso di un evento tenutosi ad Atene lo scorso giovedì, sono stati esposti i risultati frutto di oltre 10 anni di lavoro.



Il loro studio riafferma molto di quanto sapevamo già, ma fornisce anche nuovi interessanti dettagli.
Per oltre un secolo dalla sua scoperta in un relitto, l’esatto funzionamento del meccanismo era stato un bel rompicapo. Da alcune parole decifrate sui contorti, corrosi frammenti di lamine e ingranaggi di bronzo, gli esperti avevano intuito che era uno strumento astronomico. Ma molto altro rimaneva nascosto alla vista. Ora finalmente i ricercatori sono riusciti a leggere i circa 3.500 caratteri di testo sopravvissuti sul meccanismo.


«Ora abbiamo dei testi che possiamo leggere esattamente in greco antico. Quello che avevamo prima era come ascoltare una radio piena di interferenze», dice il membro del team Alexander Jones, professore di storia della scienza antica all’Università di New York. «Sono un sacco di dettagli utili perché conosciamo molto poco dell’astronomia greca di quel periodo e essenzialmente niente della loro tecnologia, eccetto quello che vediamo qui», dice. «Perciò questi piccolissimi testi valgono molto per noi».

Prevedere le eclissi

Il meccanismo era un calendario solare e lunare: mostrava le fasi lunari, la posizione del Sole e della Luna nello zodiaco, la posizione dei pianeti, e prevedeva le eclissi. Nessun strumento del genere venne costruito per i successivi 1.000 anni.

«Non era uno strumento di ricerca, qualcosa che un astronomo userebbe per fare dei calcoli, né un astrologo lo userebbe per fare previsioni. Era qualcosa che useremmo per insegnare il cosmo e il nostro posto nel cosmo», dice Jones. «È come un manuale di astronomia per come lo intendevano all’epoca, che collegava i movimenti del cielo e dei pianeti con le vite degli antichi Greci e il loro ambiente. Lo vedrei più come un dispositivo istruttivo per i filosofi».

Le lettere – alcune alte solo 1,2 millimetri – erano incise sulle lamine dal lato interno. Delle sezioni visibili del meccanismo erano racchiuse nel legno e operavano con una manovella.

Non era esattamente un manuale, era più una lunga didascalia – come quelle nei musei che descrivono un’opera, dice un altro componente del team, Mike Edmunds, professore emerito di astrofisica presso l’Università di Cardiff. «Non ti dice come usarlo, dice ‘quello che vedi è così e così’, invece che ‘gira questa manopola e ti mostra qualcosa’», dice.

I ricercatori specificano che lo scopo primario del dispositivo era astronomico, ma una funzione astrologica non era forse da escludere. Il meccanismo riusciva inoltre a calcolare eventi sportivi quali i giochi olimpici e i giochi istmici.


Trovato in un relitto

I frammenti del meccanismo furono portati alla luce nel 1901 da un relitto di metà I secolo a.C. All’inizio non sembrò che un reperto marginale rispetto agli altri spettacolari ritrovamenti, quali statue di marmo e di bronzo, cristalleria di lusso e ceramiche.

Ma l’oggetto attrasse presto l’attenzione degli scienziati, e fu studiato da diversi team nei decenni successivi. Mentre furono avanzate ipotesi sul funzionamento degli ingranaggi e sull’uso della macchina, è stato a lungo impossibile leggere più di alcune centinaia di caratteri sul meccanismo, pieno di strati come un complesso orologio. Circa 12 anni fa, il team di Jones e Edmunds ha cominciato a usare i raggi X e immagini ad altà qualità per analizzare gli 82 frammenti superstiti.

«L’indagine originale doveva capire il funzionamento del meccanismo, ed è stato un successo», dice Edmunds. «Quello che non avevamo compreso era che le tecniche moderne che stavamo usando ci avrebbero permesso di leggere i testi, sull’interno e sull’esterno del meccanismo, molto meglio rispetto al passato».

È stato un processo minuzioso: i ricercatori hanno dovuto guardare dozzine di scansioni per leggere ognuna delle minuscole lettere.



Non un gioco

Edmunds ha detto che lo stile del testo – formale e dettagliato – implica che era molto di più che un giocattolo di un ricco collezionista. Venne probabilmente costruito in Grecia tra il 200 e il 70 a.C., sebbene non si sappia con certezza chi l’abbia prodotto.

I ricercatori hanno letto praticamente tutto il testo sui frammenti sopravvissuti. La loro più grande speranza è che gli archeologi che stanno attualmente rivisitando il relitto scopriranno dei pezzi ignorati cent’anni fa, o persino un altro meccanismo simile.

La nave commerciale era un gigante del mondo antico. Misurava almeno 40 metri di lunghezza, e si ruppe in due prima di affondare, adagiandosi su un ripido pendio sott’acqua a circa 50 metri di profondità.

La maggior parte delle iscrizioni, e almeno 20 meccanismi che lavoravano per mostrare i pianeti, sono ancora là. Dice un altro membro del team, Yanis Bitsakis: «Forse, a un certo punto, la nostra interpretazione potrebbe essere arricchita da altre parti del meccanismo recuperate nel mare».



Fonte:
https://ilfattostorico.com

venerdì 10 giugno 2016

ELEVAZIONE SPIRITUALE E DISTACCO DALLA SOCIETA'

Si leggono sempre più spesso articoli dove si inneggia alla “solitudine dei risvegliati”. Ma siamo proprio sicuri che una persona spiritualmente elevata debba per forza isolarsi o essere distaccata dalla società?


L’elevazione spirituale, secondo me, è realmente tale quando riesci a diventare empatico con tutti, ma proprio tutti, quando la tua empatia è riuscita a forare tutte le barriere (sia le tue che quelle di chi si relaziona con te), quando riesci a mettere a proprio agio tutti quelli che ti ascoltano, quando tutti quelli che ascolti non ti creano disturbo, ma al massimo un po’ di compassione per le cose che ancora non comprendono.

Se hai capito tante cose ma non riesci a comunicarle a tutti, vuol dire che hai ancora da comprendere molto, hai ancora da fare molta strada per te stesso… non sono, infatti, gli altri a non capire, sei tu che non riesci a farti capire e molto probabilmente perché quei concetti di cui vorresti vantarti, sono per te ancora solo qualcosa di mentale, qualcosa che non è ancora entrato davvero dentro di te, nelle tue profondità più nascoste, ancora non sono concetti tuoi, sei ancora come un ingegnere che ha la laurea ma non ha mai costruito nessuna casa, non si è mai sporcato le scarpe in un cantiere di costruzione.

Se non riesci ad avere compassione per chi non è ancora “arrivato” al tuo (presunto) livello, è evidente che tu per primo hai ancora una mancanza di profondità da colmare. Un vero risvegliato riesce a comunicare con tutti, non ha difficoltà con nessuno e non si lascia coinvolgere da nessun livello “basso”, rimane al suo livello pur comunicando a tutti gli altri livelli che incontra.

Se ti senti in difficoltà a farti capire, a capire gli altri ed i loro “limiti”, significa che devi ancora studiare, che non sei ancora arrivato. La vita è evoluzione continua, l’unica costante della vita è, quindi, il cambiamento. Ognuno, però, si evolve a velocità diverse e non è detto che uno che per sessant’anni ha “dormito” sempre al livello dei suoi vent’anni, non possa fare un salto ed avere una accelerazione improvvisa, cambiando tutto in pochi mesi e superandoti in volata in quel “livello di conoscenza superiore” che tu pensi di aver raggiunto.

Quelle frasi che dicono che ad un certo livello di conoscenza… è normale restare soli, è normale essere isolati dalla società, è normale che la gente non ti capisca più, è normale che la gente ti metta in disparte… ecc. sono un modo per giustificare la propria incapacità di andare oltre, o la propria poca comprensione della realtà nella sua totalità.

Questo dell’isolamento dalla società può essere un passaggio intermedio e se lo vedi come tale, va anche bene: è bene per un po’ isolarsi dalla società, ma per vedere le cose con distacco, non per credere che “quelli inferiori” non ti meritino più. E’ utile per imparare il distacco, per imparare a non farsi coinvolgere, ma poi, “devi sporcarti nel mani” ritornando nella mischia e restando te stesso, ma un nuovo te stesso che da luce e speranza a tutti.

Si parla spesso di frequenze e con questo concetto spesso ci si illude di giustificare questa mancanza… ma ci si dimentica che noi non siamo proprio delle radio come quelle che utilizziamo per ascoltare la musica. Noi siamo esseri umani, cioè creature meravigliose e decisamente superiori… se ci permettiamo la libertà di essere pienamente noi stessi.

La radio può ricevere e trasmettere ad una sola frequenza per volta… se vuoi ascoltare frequenze più alte devi spostare la rotellina ed alzare la sintonizzazione. Noi siamo invece capaci di ascoltare più frequenze contemporaneamente, il fatto di “alzare il proprio livello” e quindi le proprie frequenze, non ci deve dunque impedire di ascoltare quelle dalle quali proveniamo, anche perché, psicologicamente parlando, sarebbe un precluderci la possibilità di continuare a lavorare su noi stessi.


Rinnegare la nostra “provenienza vibrazionale” (le nostre vecchie frequenze… tanto per restare in tema) significa negarci la possibilità di continuare a scavare nel nostro passato, per vedere gli altri blocchi emotivi che abbiamo ancora da scoprire e da sciogliere… e magari, visto che ti senti in difficoltà a farti capire da chi stava con te prima della tua “elevazione spirituale”, significa anche precluderti la possibilità di andare a cercare proprio quel qualcosa che sta rendendo difficile questa comunicazione.

Elevarsi spiritualmente significa ampliare le proprie frequenze verso l’alto… non spostarsi verso altre frequenze. Più che una vera elevazione io direi che è un ampliamento, poi ovviamente, bisogna avere la capacità di non lasciarsi mai più trascinare nelle frequenze basse, bisogna avere la solidità spirituale che ci permette di essere quel che siamo oggi, pur camminando ancora a fianco di coloro che non hanno fatto il nostro stesso percorso spirituale.

Credetemi, quando perderete qualche persona cara e comprenderete che avreste potuto aiutarla con certe comprensioni che voi avete acquisito, la giustificazione presuntuosa del fatto che lui non era al vostro livello crollerà miseramente…
Un dei più grandi maestri su questo è stato quello che chiamiamo Gesù,  proprio perché   sapeva ascoltare e farsi ascoltare da tutti, soprattutto dagli ultimi e perfino dai bambini... (anche se non fosse esistito la cosa fondamentale è l'insegnamento tramandato) e non sto assolutamente parlando di religione.


Fonte:
http://www.fisicaquantistica.it
 

lunedì 6 giugno 2016

ECCO LE PROVE CHE E' POSSIBILE MODIFICARE LA REALTA' CON LA MENTE

Ecco le prove che è possibile modificare la realtà con la mente

Tutto è energia, inclusi i nostri pensieri, la nostra intenzione e le nostre emozioni. La nostra mente può davvero modificare la materia e la realtà e sebbene qualche decennio fa questa affermazione era più legata alla spiritualità oggi gli scienziati dimostrano che è davvero così:


E’ stato provato che l’intenzione può modificare la realtà, oggetti e persone anche a distanza di kilometri.
La mente non è soggetta alle leggi della località e dello spazio-tempo come dimostra la fisica quantistica.
Tutto compenetra tutto, tutto è connesso, ogni parte della realtà è connessa con tutto il resto.

Queste nuove scoperte stanno lentamente e inesorabilmente tracciando la strada per un nuovo futuro, sia della scienza che della medicina.
Qualche giorno fa i ricercatori dell’IRC hanno dimostrato per l’ennesima volta quanto potere ha la nostra mente:

  - E’ stata prelevata dell’acqua a Ronciglione (Vt), suddivisa in due bottiglie a cui sono state effettuate immediatamente le prime misurazioni all’interno della sezione di Chimica del laboratorio “Alimentazione e Ambiente” di Roma. Dopo il travaso in due bottiglie identiche (etichettate con B e T) le misurazioni hanno evidenziato diversi parametri (pH, ORP, Arsenico, Nitrati); dopo il test si sono confermate le differenze per quanto riguarda il pH, Nitrati e ORP, e successivamente per l’Arsenico.
  -  Il campione d’acqua trattato con l’intenzione segnala una differenza così significativa dal campione non trattato che la probabilità che sia dovuta al caso è minore dell’1%. I test hanno evidenziato che la tecnica messa a punto risulta altamente ripetitiva. I dati mostrano che i parametri ottenuti evidenziano un’acqua meno inquinata: diminuzione dell’Arsenico (-16,43%), un aumento del pH (+12,7%) e un ORP inferiore (- 15%) ovvero l’acqua è meno ossidata e quindi più viva. 
 Le analisi di laboratorio complete sono disponibili qui.
  -  Gli effetti sulla struttura dell’acqua si sono prima ancora che il gruppo di ricerca si focalizzasse con l’intenzione, ovvero già dopo aver diviso l’acqua in due boccette esse avevano caratteristiche diverse, riconfermando che in questo tipo di esperimenti saltano le misure di tempo e spazio.
  -  Il gruppo che si è focalizzato è composto da 120 persone situate in punti geografici differenti, attivi singolarmente, rilassati e in piena sintonia cuore/cervello, attraverso le tecniche di focalizzazione e/o meditazione.

    “Il mondo subatomico risponde alla nostra osservazione, ma la persona media perde l’attenzione nell’arco di sei-dieci secondi”.

Joe Dispenza, uno dei maggiori esperti sul cervello a livello mondiale

Sono disponibili numerosi esperimenti che mostrano come la nostra intenzione ha il potere di cambiare la realtà. Ne ho già trattati diversi in passato.



  Il Dr. William Tiller, della Stanford University convocò quindi un gruppo di meditatori che, focalizzandosi intensamente sulla scatola nera per quindici minuti, impressero l’intento di cambiare il pH dell’acqua aumentandolo e diminuendolo di un’intera unità.
    La scatola nera con l’intento, fu poi avvolta da Tiller in un foglio di alluminio e messa in una gabbia di Faraday (contenitore in grado di isolare l’ambiente interno da un qualunque campo elettrostatico esterno). Tiller preparò anche una scatola nera “di controllo” dove non era stata impressa alcuna intenzione. Le scatole furono poi spedite in un laboratorio a duemilaquattrocento Km. di distanza, senza specificare quale delle due fosse quella “impressa”. Una volta nel laboratorio, fu condotto uno studio utilizzando delle provette piene d’acqua. L’esperimento ebbe un successo straordinario. Infatti le provette che vennero in contatto con la scatola nera “impressa“, modificarono il pH aumentandolo o diminuendolo di un’unità mentre il pH delle provette che furono esposte alla scatola nera di controllo, rimase invariato.

    Il Dr. Masaru Emoto ha preso del riso cotto e l’ha messo in due diverse ciotole. Su di una c’è un’etichetta con le parole ” TI AMO, TI VOGLIO BENE” sull’altra ” TI ODIO, TI AMMAZZO”. Dopo 25 giorni si possono notare gli effetti incredibili: il riso con l’etichetta positiva è rimasto praticamente intatto mentre quello con l’etichetta negativa è pieno di muffa ed emana un odore sgradevolissimo. Lo stesso esperimento è stato fatto con della semplice acqua di cui sono stati analizzati i cristalli d’acqua al microscopio: l’acqua sottoposta ad emozioni positive ha una forma armonica e geometrica, mentre l’acqua sottoposta ad emozioni negative ha dei cristalli disarmonici ed incompleti. Il Dr. Masaru Emoto afferma che tutto ciò che è composto da acqua è sensibile alle informazioni. Quindi  bevendo acqua che presenta una conformazione cristallina “negativa”, ci trasmette tale vibrazione con tutte le conseguenze che questo può comportare; viceversa se proviamo un’emozione negativa, tutti i cristalli d’acqua nel nostro corpo e attorno a noi verranon influenzati da questo campo di informazione. Lo stesso vale al contrario con le emozioni positive che invece hanno un effetto benefico sul corpo.



    È il momento di prestare più attenzione alla nostra mente ed emozioni, e riconoscere che hanno un effetto enorme sul nostro corpo e sull’ambiente che ci circonda.

La mente non è semplicemente l’attività svolta dal cervello con un insieme di pensieri senza senso ma è un “campo esteso”, come la definisce Rupert Sheldrake, biologo di Cambridge e autore di numerosi saggi scientifici, ovvero un campo quantico a cui ognuno di noi ha accesso in grado di influenzare anche la materia.

Mentre la scienza classica ci studia come enti separati dal nostro contesto di vita e ci seziona in organi apparentemente a se stanti, la nuova biologia, branche della medicina non convenzionale e la fisica quantistica ci dicono che non esiste separazione ma solo un’UNICA realtà fatta di energia che comprende tutti e tutto all’unisono. Noi stessi siamo composti della stessa energia vibrazionale che compone l’universo tutto.

Alla stessa conclusione sono arrivati alcuni scienziati russi come Pjotr Garjajev che analizzando il DNA hanno scoperto che la parte definita scienza come spazzatura è in realtà un antenna collegata al campo quantico di punto zero da cui può prelevare ed inserire informazioni in modo non-locale, che lui definisce “ipercomunicazione” e che rende chiara la comprensione di fenomeni come la telepatia, la precognizione, le sincronicità.



    “Gli elettroni di un atomo di carbonio nel cervello umano sono connessi alle particelle subatomiche che costituiscono ogni salmone che nuota, ogni cuore che batte ed ogni stella che brilla nel cielo. Tutto compenetra tutto. Ogni suddivisione risulta necessariamente artificiale e tutta la natura non è altro che un’ immensa rete ininterrotta.”

    David Bohm, fisico, una delle menti più originali e profonde del XX secolo

Per chi volesse approfondire sugli esperimenti che mostrano l’interazione tra mente e materia consiglio la lettura del libro La Scienza dell’intenzione di Lynne McTaggart con prove scientifiche, tutte molto dettagliate e ben spiegate, del potere dei nostri pensieri, con diversi esperimenti scientifici, ripetuti nel tempo e da diversi ricercatori e studiosi.

Fonte:
http://www.dionidream.com/